Giornata della memoria

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Proprio nel giorno in cui commemoriamo anche in Consiglio Regionale l’abisso della ragione che fu la Shoah, accompagnando a scuola Vittoria ho ripassato con lei (stamani ha una verifica) i nomi dei grandi illuministi. 
Diderot e D’Alembert, Voltaire, Rousseau, Montesquieu, Cesare Beccaria. Uomini che seguendo il motto che fu di Orazio e poi di Kant (“Osate sapere!”) hanno posto l’uomo come agente di pensiero e conoscenza al centro della storia.
Intorno ai principi del libero arbitrio e alla primazia della ragione, tradotti nei valori di libertà eguaglianza e solidarietà, si sono fondate le moderne democrazie liberali.
Tuttavia quei valori sono stati traditi più volte nei secoli successivi, come accaduto nei deliri fideistici e autoritari novecenteschi e come accade nei fanatismi assassini di questo tempo; e ancora oggi faticano a trovare piena affermazione in molti luoghi del pianeta, con preoccupanti rimbalzi nostalgici e reazionari anche nei territori, come l’Europa, che hanno pagato un prezzo altissimo alle vertigini oscurantiste, all’intolleranza, alla cancellazione delle differenze, delle libertà, del valore emancipante della cultura.
Il Giorno della Memoria, così come le altre ricorrenze laiche, non commemora solo le vittime, gli eroi, le tragedie che hanno segnato l’umanità; esso celebra il valore irrinunciabile ed eterno della democrazia e dei diritti universali costruiti da uomini che hanno inseguito una società di liberi ed eguali.
È quel testimone di civiltà e fratellanza che abbiamo ricevuto, e che abbiamo come contemporanei impegnati nella comunità e nelle istituzioni il compito di custodire e trasferire in pienezza alle generazioni nuove; perché queste siano attivamente consapevoli di quella eredità morale e avvertano lo stesso dovere verso quelle che arriveranno.
Mi piace pensare che saranno complici di questo impegno i ragazzi che in queste ore fanno ritorno da Auschwitz a bordo del Treno della Memoria organizzato dalla Regione Toscana.

(27 gennaio 2017)

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