Carlo Azeglio Ciampi è una di quelle figure la cui statura, il percorso e i segni impressi nella storia del Paese sono stati tali da essere già celebrati adeguatamente mentre era in vita, senza che fossero relegati al dubbio della ipocrisia postuma.
Di cultura azionista e profondamente europeista, è stato il presidente che ha riletto la Resistenza come fenomeno complesso, ponendo sullo stesso livello dei partigiani e dei militari che non si allinearono ai tedeschi, come a Corfù e Cefalonia, anche gli internati che preferirono restare reclusi che aderire alla Repubblica di Salò.
È stato il presidente che ha dato dignità all’8 settembre, ribaltando la lettura sino ad allora invalsa della morte della Patria in quella dell’inizio del riscatto della comunità nazionale.
Ribadì questi valori appuntando, nell’ottobre del 2000, la Medaglia d’Oro al Valore Militare – la più alta onorificenza che un Comune possa ricevere dallo Stato – al gonfalone della Città di Piombino.
Mi ricordo della sua umanità, e di quella della signora Franca, quando invitò al Quirinale, in occasione del 60º anniversario della Liberazione nel 2005, i sindaci delle città decorate.
Impossibile dimenticare quelle strette di mano, le parole fra conterranei, quei sorrisi caldi e semplici di chi ha nobilitato e illuminato le istituzioni repubblicane.
“Mi saluti Piombino!” furono le parole di questo grande toscano.
Oggi sono Piombino, il suo territorio e la gente della costa toscana ad inviare un saluto deferente – l’ultimo – ad un uomo che ha saputo conquistarsi, attraversando la vita e la politica, il rispetto di tutti.
(venerdì 16 settembre 2016)
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